venerdì 18 marzo 2011

150° anniversario dell'Unità Italia. Il Sud in festa. Esempio di nazionalismo e civiltà


Tutti uniti per l’Italia tranne i Leghisti che, nonostante vivono in Italia ormai dal 1861 e ci rappresentano nel parlamento da allora, disertano celebrazioni e Inni. Ma qual è la verità? Loro si lamentano di un Sud che hanno contribuito a creare! Loro sono quelli che urlano alla secessione e al distacco del settentrione dal meridione! Ma rileggendo la storia se ci dovesse essere qualcuno legittimato a lamentarsi è proprio il popolo meridionale che ha subito dal fratello leghista un' unità che ha giovato solo a loro! 
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Torniamo indietro nel tempo e ripassiamo un pò di storia. Come è avvenuta l’unità d'Italia che i fratelli leghisti tanto bramavano e ora tanto snobbano e odiano? L’unificazione dell’Italia è avvenuta fra l’indifferenza totale delle classi popolari facendola passare però come atto messo in essere in nome del popolo; e per dare importanza ancor più all’inganno, ben progettato, si è messa in scena la ratifica dei Plebisciti intesi come ufficializzazione dei consensi popolari.
In realtà si è trattato della più grande farsa mai messa in scena nel nostro paese, una farsa dove sulla scena gli atti compiuti sono state azioni politiche fatte senza o contro il popolo e che è terminata con l’unificazione dell’Italia o per meglio dire con l’annessione del Nord al Sud.
La nostra beneamata Italia quindi non è nata con un Congresso Costituente, come è avvenuto in America, ma dai Plebisciti voluti dalle regioni del nord, che pochi, quasi nessuno delle nuove generazione al dire il vero, sanno cosa siano, che vedono quotidianamente sbandierare su targhe di piazze e vie. Ma perché nel tempo hanno fatto di tutto per occultare lo scheletro nell’armadio? Perché nel tempo hanno fatto si che questa parola restasse solo una scritta ai margini di una piazza? Tanto è vero che per le celebrazioni dell’unità d’Italia essi non sono ricordati da nessuna parte! Forse per questo i leghisti non vogliono festeggiare?
Questo accade perché non è più possibile nascondere che si sia trattato di un enorme broglio ai danni del popolo delle Due Sicilie e a questo punto di tutto il popolo italiano, Leghisti compresi, i quali antenati hanno voluto tale unità!
La prova generale della farsa ha inizio con l’annessione della Lombardia al Piemonte del 1848 dove i “si” alla fusione arrivarono al 999 per mille che se pure ci fosse stata l’intercessione di nostro Signore non sarebbe potuto essere. Stessa sorte toccò agli altri Plebisciti nelle altre regioni che oscillarono tutti fra il 998 e il 999 per mille. Ma come sono stati ottenuti tali numeri? La risposta è ormai nota e abbastanza semplice, nonostante tutti cercano di non parlarne, leghisti compresi che addirittura evitano di festeggiare, il tutto è avvenuto fra brogli, violenze e pressioni da parte dei patrioti nordisti, che però non vengono riportati sui libri di scuola, ma sulle cronache del tempo per fortuna si!
Traffico di liste elettorali, censure o interdizioni degli oppositori, voto palese, due urne separate, schede di colore diverso per il “SI” e per il “NO”, seggi presidiati dall’esercito a da patrioti che avevano tutto l’interessa di uscire da una povertà che non apparteneva al Sud. E la lista continua con le minacce e le percosse, con morti, sostituzione e falsificazione delle schede, voti multipli per gli amici e in fine la falsificazione dei verbali di voto. Insomma ecco spiegata l’unanimità dei voti!
Inoltre per dare l’apparenza della massima democraticità dell’evento fu votato a suffragio universale “maschile” con la sola limitazione dell’età. Unica volta che accadde, infatti subito dopo si tornò al suffragio limitato. Tutto ciò naturalmente non ha nessun senso in quanto non si può chiedere il parere di tutti per una scelta già “scelta” e poi successivamente limitare il potere dello stesso popolo sulle decisioni politiche concrete, affidandole, di fatto, ad una ristretta cerchia di fedelissimi “leghisti del tempo”. Il popolo infatti in tutta questa storia è servito solo da comparsa, tanto è vero che le elezioni del 1861 riguardanti il primo parlamento rappresentativo di tutte le regioni annesse si svolse con le modalità previste dalla legge elettorale piemontese del 1848 basato sul censo. In base a tale legge infatti ebbero diritto al voto solo 418.896 persone ovvero l’1,9% dell’intera popolazione Italiana; numeri che si ridussero ancor più vertiginosamente se si pensa che tale legge dichiarava che avevano diritto al voto solo gli uomini di sesso maschile che sapevano leggere e scrivere e che versavano almeno 40 lire di Imposte. In pratica tutto rappresentava tale parlamento meno che l’unità d’Italia e gli italiani, per questo Massimo D’Azeglio dichiarò "Abbiamo fatto l'Italia ora dobbiamo fare gli italiani".
Tutti sapevano, tutti sanno e tutti sapranno! Ma perché tutti sbandierano l’unità ma nessuno vuol sentir parlare di come ci si è arrivati? Perché nessuno vuol sapere come mai un popolo ricco come quello del Sud è stato bollato come popolo brigante da quello del nord?
Inoltre se è vero che l’unità d’Italia è stata legittimata da un voto popolare essa può essere teoricamente sciolta allo stesso modo. Se infatti una parte dei cittadini, così come è avvenuto per i plebisciti che si sono svolti su base regionale, decidesse di staccarsi dallo Stato, dovrebbe essere libera di farlo in quanto il “contratto” di unione è stato legittimato da un voto. Se un plebiscito vale per fondersi vale anche per scindersi?
Questa è storia documentata! Una storia raccontata da un testimone oculare illustre come Filippo Curletti, un agente incaricato da Covour per organizzare le annessioni e i plebisciti di Emilia e Toscana e che testualmente riporta:
«Ci eravamo fatti rimettere i registri delle parrocchie per formare le liste degli elettori. Preparammo tutte le schede per le elezioni dei parlamenti locali, come più tardi pel voto dell’annessione. Un picciol numero di elettori si presentarono a prendervi parte: ma, al momento della chiusura delle urne, vi gittavamo le schede, naturalmente in senso piemontese, di quelli che si erano astenuti. Non è malagevole spiegare la facilità con cui tali manovre hanno potuto riuscire in paesi del tutto nuovi all’esercizio del suffragio universale, e dove l’indifferenza e l’astensione giovavano a maraviglia alla frode, facendone sparire ogni controllo…
“....In alcuni collegi, questa introduzione in massa, nelle urne, degli assenti, - chiamavamo ciò completare la votazione, - si fece con sì poco riguardo che lo spoglio dello scrutinio dette un numero maggiore di votanti che di elettori inscritti. In Toscana una pressante campagna di stampa dichiara “nemico della patria e reo di morte chiunque votasse per altro che per l’annessione.
Le tipografie toscane furono poi tutte impegnate a stampare bollettini per l’annessione: e i tipografi avvisati che un colpo di stile sarebbe stato il premio di chi osasse prestare i suoi torchi alla stampa di bollettini pel regno separato. Le campagne furono inondate da una piena di bollettini per l’annessione. Chiedevano i campagnuoli che cosa dovessero fare di quella carta: si rispondeva che quella carta dovea subito portarsi in città ad un dato luogo, e chi non l’avesse portata cadeva in multa. Subito i contadini, per non cader in multa, portarono la carta, senza neanche sapere che cosa contenesse”.
La propaganda savoiarda racconta di un re democratico e disinteressato che rispetta la volontà dei popoli. Prima dello svolgimento dei plebisciti nell’Italia meridionale, Vittorio Emanuele II si rivolge ai Popoli dell’Italia meridionale con il seguente proclama: «Le mie truppe si avanzano fra voi per raffermare l’ordine: Io non vengo ad imporvi la mia volontà, ma a fare rispettare la vostra. Voi potrete liberamente manifestarla: la Provvidenza, che protegge le cause giuste, ispirerà il voto che deporrete nell’urna».
Questo è quanto la storia racconta, e tale storia racconta anche che il regno delle due Sicilie prima dell’arrivo dei Savoia e del fratello nordista aveva un PIL spaventoso che superava di gran lunga la somma di tutti quelli delle altre regioni. Napoli aveva una posizione di rilievo, la seconda d’Europa dopo Parigi la quinta del mondo. All’avanguardia per quanto riguarda la tecnologia e la cultura. Fu la prima al mondo a portare l’acqua corrente nelle case della gente. A Napoli venne istituito il primo orto botanico italiano nonché il primo cimitero dei poveri. Possedeva La terza flotta mercantile del mondo!
Napoli era la prima città d’Italia per numero di tipografie, per pubblicazione di giornali e riviste oltre che per numero di conservatori e teatri. Con i Borboni ci furono radicali riforme che aprirono un periodi di crescita e sviluppo senza precedenti; lavoro e benessere! A Napoli la prima linea ferroviaria italiana con la costruzione della prima galleria ferroviaria del mondo. A Napoli viene istallato il primo telegrafo elettrico Italiano, a Capodimonte nasce il primo osservatorio astronomico d’Italia e sul Vesuvio venne creato il primo osservatorio sismologico del mondo con annesso osservatorio meteorologico. A Napoli viene istallata la prima illuminazione a gas in italia, la terza dopo Londra e Parigi; a distanza di qualche anno venne realizzata addirittura la prima illuminazione elettrica delle strade. Fiore all’occhiello era sicuramente la flotta, la prima nel mediterraneo e la quarta nel mondo. Nel 1818 la flotta si dotò anche della prima nave a vapore d’Italia e poi del primo transatlantico che collegò l’Italia all’America.
Allora visti i risultati di oggi e le premesse dell’epoca a recriminare l'Unità d'Italia non dovrebbe essere il popolo leghista, che tanto ha lottato e brogliato per questa unità e che quindi dovrebbe onorare, ma quello del Sud Italia dove l’unità nonostante tutto è una ricorrenza da festeggiare e tramandare, affinché nessuno più li tratti da briganti oggi come ieri. I briganti non sono loro.

domenica 13 marzo 2011

Scegliere cosa vuoi essere e cosa vuoi vivere

In ogni piccolo attimo che scorre, si perde una buona occasione per definire ciò che è più importante della semplice mancanza del sapere d'essere vivi. Ci si tradisce per gran parte dell'esistenza e si crede che l'uomo non possa scegliere. Scegliere tra il bene o il male, tra il bello e il brutto, tra la ricchezza e la povertà. Invece no... l'uomo può ancora, l'uomo può scegliere di vivere. Senza la possibilità di scegliere l'uomo può creare condizioni sfavorevoli per la propria esistenza, invece quello che lo rende forte e diverso è proprio il coraggio di cambiare, che si manifesta quando si ha la possibilità di scegliere. Le scelte ci sono. Potete scegliere la gioia anziché la disperazione. Potete scegliere la felicità anziché le lacrime. Potete scegliere l'azione anziché l'apatia. Potete scegliere il progresso anziché la stagnazione. Potete scegliere voi. Potete scegliere la vita.
E allora siate folli; perché sentirsi pazzi è sentirsi appieno. Superare le convenzioni è l'azione la cui presenza ignoriamo maggiormente. È ciò per cui non siamo fatti, perché l'uomo è un animale sociale e la società è un inderogabile fabbrica di convenzioni, ma è ciò per cui dobbiamo combattere. I vostri pensieri non devono usare nulla di già creato. E per fare questo bisogna scegliere fra il farsi carpire dalla follia o l'essere follia. Il folle è folle di per sé e potrà rompere quante convinzioni voglia, mentre la maggiorparte di noi non è folle, ma può ambire ad esserlo; così i vizi diventeranno virtù e i nervi saggezza.
È nel tempo che tutto trova compimento, la sicurezza è dettata dagli eventi, dalle opzioni, dalle possibilità di scelta; quando queste ti verranno tolte una ad una e di scelta ne sarà rimasta una sola non avrai più niente se non quella singola opzione che dovrai accettare per un motivo o per l'altro.Tutti dobbiamo prima o poi affrontare questa situazione e non tutti riusciamo a superarla; chi ci riesce vive o vivrà una nuova vita, chi non ci riesce sarà inevitabilmente legato al passato e cieco verso il futuro.
Ma la Primavera arriva sempre, nel cuore di chi ha il coraggio di andarla a cercare, anche in pieno Inverno. Un coraggio che spesso può sembrare incoscienza; ma la vera incoscienza non è forse continuare a vivere, sapendo di non Vivere? Sapendo che la Vita ti attende altrove? Sua, è la voce sottile che sussurra  fra gli alberi, e sue, le mani che attendono di dare ristoro all'anima ferita. Bisogna scegliere se continuare a trascinarsi o tentare di spiccare il volo per affondare le mani in una nuvola di Stelle. Scegliere! perché molto dipende da noi. Scegliere! per provare a crearsi un'occasione migliore; o per decidere di non averne diritto. Abbiamo un incessante bisogno di ricerca. Non siamo mai contenti di ciò che abbiamo, vogliamo sempre di più. La vita non ti da tutto ciò che vuoi. Non abbiamo tempo per avere tutto quello che vogliamo, dobbiamo scegliere le cose importanti. La vita ti porta a desiderare!

Felicità! Ecco qualcosa che tutti desideriamo ma che pochi riescono a raggiungere. La felicità è qualcosa che possiamo conseguire, basta volerlo. La felicità si può imparare. Riusciamo ad essere felici nel momento in cui decidiamo di cambiare ciò che è possibile cambiare, quindi di gioire del bicchiere mezzo pieno anziché piangere sul bicchiere mezzo vuoto. La felicità non è un punto di arrivo ma scaturisce dalla consapevolezza del vivere bene dove occorre accettarsi, amarsi senza condizioni, scegliere situazioni gratificanti, essere ottimisti, saper vedere il meglio delle cose, avere fiducia in se stessi, lasciare spazio alle proprie emozioni, imparare ad accettare i propri limiti, proteggersi dalle paure reali o immaginarie, dalle nostre e altrui denigrazioni; ma innanzitutto scegliere di vivere con gioia.
La vita è fatta di scelte. Ogni giorno siamo costretti ad effettuarne, alcune in maniera consapevole altre meno, eppure siamo soggetti a questo ciclo continuo di cambiamenti che la Vita ci propone e che noi dobbiamo affrontare. Anzi è proprio nello scegliere che ribadiamo il concetto di essere liberi, perfettamente consapevoli dei nostri desideri e delle nostre voglie. Facciamo in modo che tutto ruoti intorno alle nostre esigenze e ce la prendiamo ogni volta che qualcuno decide per noi e ci impone scelte che non condividiamo. Scegliere non vuol dire capire di cosa si ha voglia e fare in modo di ottenerlo, scegliere vuol dire capire e scegliere che tipo di persona si vuole essere e cosa si vuole diventare. Per arrivare ad essere felice bisogna attraversare un percorso ben preciso, quel tipo di percorso che ti rende una persona libera. Un percorso fatto di domande sincere e di risposte affrontate con coraggio ed umiltà. Questa libertà ti da l'opportunità di cercare la felicità e di scoprire poi che esiste ed è proprio dietro l'angolo; è dentro se stessi. Nel momento in cui non ti vergognerai più delle tue debolezze, dei tuoi desideri, delle tue emozioni, allora comincerai a vivere. È una condizione particolare, a volte pensi di essere un balordo, a volte ti prendi troppo sul serio, altre invece ti fai tenerezza ed in alcuni casi compassione, ma in ognuno di questi stati dell'essere, ti senti sempre fiero di essere te stesso. Nel momento in cui ti toglierai le maschere e deciderai di vivere per quello che sei, con i tuoi limiti e insicurezze, allora scoprirai  l'Amore, e da quel momento la vita prenderà un altro corso; imparerai a vivere senza mai dimenticare ciò che sei stato, ma guardando sempre a cosa vuoi essere e a cosa vuoi vivere. 

martedì 8 marzo 2011

8 Marzo è sempre! La donna fonte di vita e speranza di questo pianeta!


L’8 marzo 1908 persero la vita 129 donne per donare alla generazioni future la vita stessa. E allora basta ricordarsene solo una volta all’anno. La donna è sempre, donna è intelligenza, ed è anche sofferenza, donna è si bellezza, ma soprattutto fermezza; donna può essere gelosia, ma è prima di tutto fantasia; forse non è da tutti capita ma una cosa è certa, da troppi è usata!
L'otto Marzo è per non dimenticare chi ancora oggi si chiama Schiava. Per urlare al mondo che i diritti sono un diritto. E allora l’8 marzo deve essere sempre… la donna ha la forza necessaria per realizzare tutto, ha conquistato la sua libertà ma deve lottare ancora per quelle che vivono serve del disegno distorto che ancora le veste, lottare per la loro dignità perché il colore giallo della mimosa sia quello che colora l'animo di ogni donna rispettata, serena e soprattutto viva.
Una scatola senza fondo che ne contiene altre cento, un pozzo, dove scorre acqua limpida. Non potrai mai scoprire quello che una donna sa nascondere per non farti soffrire. Donna come una bella storia da vivere se solo riuscissimo a donare sinceramente e un po’ di cuore senza fingendo. La donna è tutto, è niente; per chi la merita e la sa coltivare però sarà una sorpresa continua.
E allora Donna danza! Unisci le tue mani a quelle del mondo. Danza con la tua femminilità, con la dolcezza dei tuoi gesti e delle tue parole! Canta il tuo gioire perché lo meriti più di tutti. Urla i tuoi silenzi, le tue delusioni, racconta le sottomissioni e le lacrime; ma più forte esorta la volontà di esistere. E Allora Donna segui il ritmo dei tuoi battiti e solleva, fiera, lo sguardo sulla vita.
Ora tocca a te essere Donna fino infondo è vivere intensamente "l'essere donna" in memoria di quel lontano 1908. Essere mare calmo o onda che travolge; compagna fedele e amante passionale; essere una piacevole compagnia; vento che distrugge o brezza di primavera. Silenziosa complice o dolcemente rumorosa. Amica o nemica dei tuoi momenti. Una carezza al cuore; sensuale e piacente, anche se spettinata e disordinata. Madre e moglie, vita che diventa vita, amore che semina amore, amore che cerca e dà amore. Essere Donna fino infondo è cadere e sapersi rialzare con forza e dignità. Con un sorriso sulle labbra, con nel cuore una lacrima ma mai sconfitta.
Allora basta ricordarsene solo una volta all’anno. La donna è sempre e va rispettata in ogni dove perché la Donna fa l'uomo essere umano. Uno scritto di Victor Hugo intitolato “L’uomo e la Donna” così dice:
“L'uomo è la più elevata delle creature.
La donna è il più sublime degli ideali.
Dio fece per l'uomo un trono, per la donna un altare.
Il trono esalta, l'altare santifica.

L'uomo è il cervello. La donna il cuore.
Il cervello fabbrica luce, il cuore produce amore.
La luce feconda, l'amore resuscita.
L'uomo è forte per la ragione.
La donna è invincibile per le lacrime.
La ragione convince, le lacrime commuovono.

L'uomo è capace di tutti gli eroismi.
La donna di tutti i martìri.
L'eroismo nobilita, il martirio sublima.
L'uomo ha la supremazia.
La donna la preferenza.
La supremazia significa forza;
la preferenza rappresenta il diritto.

L'uomo è un genio. La donna un angelo.
Il genio è incommensurabile;
l'angelo indefinibile.
L'aspirazione dell'uomo è la gloria suprema.
L'aspirazione della donna è la virtù estrema.
La gloria rende tutto grande; la virtù rende tutto divino.

L'uomo è un codice. La donna un vangelo.
Il codice corregge, il vangelo perfeziona.
L'uomo pensa. La donna sogna.
Pensare è avere il cranio di una larva;
sognare è avere sulla fronte un'aureola.

L'uomo è un oceano. La donna un lago.
L'oceano ha la perla che adorna;
il lago la poesia che abbaglia.
L'uomo è l'aquila che vola.
La donna è l'usignolo che canta.
Volare è dominare lo spazio;
cantare è conquistare l'Anima.

L'uomo è un tempio. La donna il sacrario.
Dinanzi al tempio ci scopriamo;
davanti al sacrario ci inginocchiamo. Infine:
l'uomo si trova dove termina la terra,
la donna dove comincia il cielo.”
Già proprio così….. l’uomo si trova dove termina la terra e la donna dove comincia il cielo… e la pioggia che unisce proprio il cielo alla terra è quell’8 marzo che nessuno deve mai dimenticare e che tutti dovrebbero onorare per far si che la Donna sia Donna Sempre!